Storie di provincia, storie piccole, raminghe, come raminghi sono i pensieri mentre gli occhi inciampano tra le righe del copione o, stretti tra pezzi di scenografia e costumi sudati, viaggiamo verso l’ennesimo teatrino. Storie di attori di periferia, storie di guitti e ciarlatani, di una passione che fa sudare ed è sacrificio tanto, ma non ci si può fermare (e così eccoci arrivati già al melodramma). Storie di teatro e storie di teatranti, dolci, amare, spesso comiche e sgangherate, servite così, su un cabarè d’altri tempi, messo sotto il naso dei nostri ospiti, senza pudore, senza ritegno, ma con tanto amore.
Cabaret, o meglio Cabarè, il nuovo progetto de I Teatri Soffiati & Finisterrae Teatri nasce da riflessioni maturate al termine di alcune tournée nelle biblioteche del Trentino: decine di incontri, con pubblici più o meno numerosi, nel segno della lettura, di grandi autori, di capolavori letterari, eppure… Eppure ci siamo accorti che al di là di tutto, si accendeva in ogni incontro un momento particolarmente intenso: al termine della lettura tra attori e spettatori nasceva un piccolo dialogo, leggero, scanzonato; un istante in cui, mettendo da parte la grande letteratura, si faceva un po’ di “cabaret”, raccontandosi in maniera ironica, rivelando magari qualche piccolo “sottotesto” del nostro lavoro, trovando con lo spettatore un’inaspettata complicità. Uno scambio di umanità, il senso profondo di tutti quegli incontri.
Per questo nuovo progetto abbiamo pensato così di partire dalla fine. Due attori si presentano al pubblico “armati” di racconti, letture e di un bel cabarè da offrire ai loro ospiti. Sono arrivati per leggere delle storie, ma sono venuti soprattutto per raccontare di sé. D’accordo, lo fanno sempre, gli autori nei loro libri, i drammaturghi e gli attori in scena, ma questi due attori sono più spudorati: vogliono proprio parlare di sé apertamente, direttamente: di cosa pensano mentre stanno arrivando con l’auto all’appuntamento, mentre si preparano, mentre stanno recitando; raccontare aneddoti, sogni, avventure e disavventure. E raccontano, i due guitti, con il cabarè sotto il naso per arrivare a fine serata, quando finalmente si andrà a mangiare, mescolando i loro comici ricordi a brani letterari in cui andranno a specchiarsi: testi teatrali e libretti d’opera in primo luogo, cioè quel genere di letteratura che secondo alcuni non può vivere sulla carta, ma solo in scena; letteratura di serie B, da emozioni di cartapesta, cui i nostri eroi cercheranno, abbastanza maldestramente, di dare lustro e dignità.
E a illuminare il cammino dei due contastorie non mancherà qualche momento di beatitudine regalato da grandi uomini di scena e di libro (per citare un bel saggio di Ferdinando Taviani), primo tra tutti il grande Teatrante William Shakespeare di cui proprio in questi giorni ricorrono i 450 anni dalla nascita.
Cabarè vuol essere un reading eccentrico, un reading teatrale che parla di lettura e di chi legge; che scherza con i libri prendendo delicatamente in giro certe serate un po’ troppo seriose; che come un cabaret mescola in un gioco surreale e ironico racconto, lettura, musica, canto ed altro ancora. E come un sontuoso cabarè regala prelibatezze, profumi e sapori a non finire.